di Ivano Cavaglia’
Nel mio precedente intervento ho trattato il tema del fondo pensione come destinazione ottimale del TFR, tuttavia questo strumento non è riservato esclusivamente ai lavoratori dipendenti, ma anche agli autonomi. A questo punto viene naturale domandarsi in che senso, dato che un TFR i liberi professionisti non ce l’hanno. Facciamo un po’ di chiarezza!
Quando si parla di autonomi il termine generico “fondo pensione” viene meglio declinato dall’acronimo PIP, che sta per Piano Individuale Pensionistico. Il PIP risponde principalmente a due obiettivi, uno sul lungo e l’altro sul breve termine:
1) creare nel tempo una pensione integrativa.
Particolarmente importante se si pensa che, ad oggi, la pensione media di un autonomo ammonta a €761 lordi mensili. Dal pensionamento si può riscuotere come rendita vitalizia o, eventualmente, anche come capitale;
2) risparmiare sulle tasse, in quanto è possibile dedurre al 100% dal reddito imponibile fino a €5.164,57 all’anno.
Il versamento sul PIP è per definizione su base volontaria, quindi offre a chi vi aderisce la massima flessibilità, permettendo di modulare i contributi in base alle proprie esigenze e possibilità finanziarie.
Ancora una volta emerge l’importanza di rivolgersi a un consulente per analizzare la propria situazione e impostare un PIP su misura per rispondere al meglio alle proprie esigenze.