di Chiara Perin
Guglielmo Caccia detto il Moncalvo fu un esponente di spicco dell’arte religiosa.
Secondo i dettami dell’epoca imposti dal Concilio di Trento, l’arte doveva essere con un libro aperto e veicolare i messaggi biblici abbellendo chiese, cappelle con le raffigurazioni di Madonne e Santi.
Il Moncalvo viene riconosciuto dal pathos che utilizza per la realizzazione delle sue opere e dal colorismo spento e delicato.
Nel 1589 si sposa a Casale Monferrato con Laura, figlia del pittore Ambrogio Oliva, dalla quale avrà 6 figlie, la più famosa è senza dubbio Orsola Maddalena Caccia.
Col passare del tempo, dopo aver appreso l’arte in diverse botteghe da pittori rinomati come Gaudenzio Ferrari, Bernardo Lanino che lo avvicinarono ai modi del maestro lombardo Ferrari, la fama del pittore aumenta tanto da avere nuove commesse per le chiese di Asti, Alessandria, Acqui Terme, Cuneo, Pavia, Torno, Milano e Chieri.
Chieri è una delle maggiori città piemontesi che vanta molte opere del grande pittore manierista. Le troviamo sparse nelle chiese e perfino lungo le strade del centro abitato. Sono una ventina quelle del Maestro o attribuite alla sua bottega; due attribuite alla figlia Orsola Maddalena Caccia; quattro quelle dell’allievo Giovanni Crosio; sei quelle del chierese Francesco Fea, suo allievo e dei suoi nipoti, i fratelli Cerutti.
Un documento del 1600, dell’ “Archivio Generale di Sua Altezza” troviamo un un atto di pagamento, che ci comunica che il Moncalvo era “habitante in Chieri”, ciò comporta che il “Raffaello del Monferrato” non fu solo di passaggio in questa cittadina, ma vi si stabilì per alcuni anni, facendo quindi da punto di appoggio per continuare a svolgere lavori in Torino e nei territori limitrofi.
A Chieri soggiornò una prima volta tra il 1600 e il 1610 dove eseguì varie opere mentre era occupato nei lavori della Galleria di Palazzo Reale. Al numero 14 di vicolo Mozzo dell’Annunziata c’è una casa, sulla cui facciata compare una Madonna col Bambino datata 1606, che viene tradizionalmente indicata come sua abitazione.
Si può ammirare un bellissimo ciclo di affreschi e delle grandi tele all’interno della Chiesa di San Domenico, la Resurrezione in San Giorgio mentre nella chiesa di San Bernardino e Rocco troviamo la Madonna col bambino e Santi.
Tra il 1605 e il 1608 avviene la produzione dei lavori di decorazione di Palazzo Madama a Torino e della perduta Galleria di Carlo Alberto I di Savoia, dove collaborò con Federico Zuccari.
Ritornò in città attorno al 1615 perché sotto incarico del priore dei frati domenicani per affrescare il catino absidale e le vele del coro, le grandi tele della Resurrezione di Lazzaro e della Moltiplicazione dei pani, e nella cappella della Madonna del Rosario la pala e gli affreschi delle pareti e delle volte.
Eseguì inoltre delle pale per gli altari del Duomo, ma anche per le chiese di San Michele e Santa Margherita, e per la cappella del monastero delle Clarisse.
Il 13 novembre 1625 l’artista muore nella cittadina del Monferrato dalla quale derivò il suo soprannome e fu sepolto in San Francesco, nella cappella di San Luca.