di Chiara Perin
Chieri possiede un territorio e un clima particolarmente utili per la coltivazione del lino, della canapa e della lana, si aggiungerà il cotone solo con le crociate e la seta comparirà nel panorama tessile nel XVI sec.
Nel medioevo a Chieri cominciano a nascere le prime botteghe artigiane che, grazie all’intera filiera produttiva, riescono a trovare sostentamento. Era però vietatissima la macerazione della canapa nei “canapai”, la sbiancatura nelle “imbiancherie” e la tintura perché si inquinavano i corsi d’acqua.
Nel XV secolo nascono diversi enti a sostegno degli artigiani, come l’Università del Cuoio, del Panno ed infine quella del Fustagno.
Quest’ultima venne fondata nel 1482 quando l’arte del tessile nel chierese era in piena espansione.
Nasce come una corporazione professionale in difesa degli interessi economici comuni, per diventare una Istituzione capace di incidere sulla vita sociale e culturale della città di Chieri, ma al di fuori dell’organo politico.
L’università del Fustagno possedeva una struttura gerarchica molto rigida che aveva istituito uno statuto ferreo per i suoi componenti, questo prevedeva le disposizioni sul reperimento della materia prima e sui procedimenti per ottenere merci di qualità superiore e sui limiti produttivi. I membri dell’istituto dovevano essere obbligatoriamente residenti nel chierese.
Queste regole venivano anche applicate alle pezze, venivano decise la lunghezza e la larghezza del tessuto, il numero fili contenuti in trama e ordito e il loro spessore, di certo non mancavano le regole su come si dovevano piegare le pezze di tessuto finito.
L’obiettivo era quello di avere una uniformità della merce in uscita dalla città. Chi si iscriveva all’Università del Fustagno era obbligato a versare una tassa, ma i proventi più cospicui arrivavano, ahimè dalle multe. In questo insieme di regole erano anche indicate le norme sociali, come ad esempio l’ordine di entrata in chiesa delle mogli degli iscritti. La precedenza spettava sempre alla moglie del socio più anziano.
All’interno della corporazione si vennero a creare due categorie di associati dovute all’organizzazione del lavoro: gli artigiani e i mercanti-imprenditori. Questi ultimi importavano il cotone grezzo e lo davano agli artigiani incaricati alla lavorazione per poi riconsegnarlo ai mercanti. Questi lo consegnavano ad altri artigiani specializzati nella tessitura per poi ritornalo ai mercanti che lo introducevano nel mercato.
In questo breve esempio non sono citate tutte le lavorazioni, ma dobbiamo tenere conto che ogni artigiano aveva la sua specializzazione, pertanto più una tela era decorata e lavorata più passaggi aveva avuto prima di essere venduta.
Chieri possedeva e possiede ancora oggi una tradizione tessile rinomatissima, vestiva militari, operai, contadini e domestici, ma si producevano anche articoli per la casa come lenzuola, tendaggi, coperte e molto altro. Questi arredi venivano impreziositi dal famoso “ricamo bandera” (ma questa è un’altra storia)
I tessuti chieresi erano contrassegnati da una sigla che ne designava il marchio di fabbrica: SIGNA.
Nel chierese si producevano diversi tipi di fustagno, dai bianchi e pregiati (i così detti ALBI), ma anche i grezzi (ALBI ET CRUDI), fustagni economi e leggeri (LEVIU), i fustagni di primissima qualità e pregiatissimi erano i MAGNE SORTIS.
Il colore tipico del fustagno era il blu ricavato dal gualdo (Isathius Tinctoria) che veniva coltivata nel chierese, fonti abbastanza certe attestano i suo arrivo nel nostro territorio con i Càtari.
La pianta veniva macera con la calce viva che consentiva di estrarne i pigmenti.
La tela blu veniva trasportata al porto di Genova per poi essere imbarcata per l’Olanda, l’Inghilterra e gli Stati uniti d’America. Proprio qui, oltre oceano, prende il nome di Blue Jeans, il blu di Genova!
Chieri mantenne il monopolio della lavorazione del cotone e del commercio dei finali fino al XVIII quando nel mercato entrarono anche le città di Biella, Vercelli e Novara che intrapresero nuovi commerci con il nord Europa.
Chieri venne tagliata fuori, tentò di riconvertire i fustanieri, ma questi era restii alle nuove tecnologie e la città perse a fine ‘700 sia l’Università che la sua influenza politica.